giovedì 29 dicembre 2016

Tecnica fotografica per principianti.

Esiste una bella differenza fra scattare una foto ed essere un fotografo, professionista o dilettante che sia.
Oggigiorno scattare una foto, con il telefonino o con la fotocamera, è impresa semplice; è infatti sufficiente inquadrare, spingere un pulsante ed affidarsi completamente agli automatismi del mezzo che stiamo utilizzando. Ma spingere un pulsante non fa di colui che compie tale azione un fotografo, per esserlo, a mio avviso, è necessario uno step ulteriore, che consiste nell'avere padronanza almeno della tecnica fotografica di base.
Ed allora andiamo a vedere, in maniera sintetica e con la massima semplicità possibile, quali sono i concetti base che bisogna conoscere per acquistare un minimo di padronanza e per far si che non tutto venga demandato agli automatismi della macchinetta fotografica. Il sensore, una volta era la pellicola, viene colpito dalla luce riflessa della scena inquadrata, e di quanto in essa contenuto, e la trasforma in fotografia; ovviamente la luce non arriva al sensore in modo casuale ma ci sono delle regole ben precise da rispettare. Immaginate di dover riempire fino all'orlo una bottiglia sotto un rubinetto, il risultato dipenderà da quanto apriamo il rubinetto e dal tempo necessario per riempirla. Se apriamo appena il rubinetto facendo passare un misero filo d'acqua il tempo richiesto per riempirla sarà ovviamente superiore a quello necessario nel caso in cui apriamo il rubinetto alla gettata massima. Ciò è esattamente quello che accade nella fotografia: il sensore è la bottiglia d'acqua, l'apertura del rubinetto il diaframma ed il tempo il tempo di apertura dell'otturatore.
La funzione del sensore, seppur in maniera semplicistica, abbiamo visto qual'è, non ci resta che capire in cosa consistono diaframma ed otturatore. Il diaframma è contenuto nell'obiettivo ed è formato da una serie di lamelle che si aprono e chiudono andando a formare un foro di dimensioni variabili che permette il passaggio della luce. L'otturatore, invece, può esser contenuto nel corpo macchina o negli obiettivi, ed è quel meccanismo che determina per quanto tempo la luce deve colpire il sensore. La luce, dunque, deve colpire il sensore in una certa quantità, e a far questo ci pensa il diaframma, e per un certo tempo, e qui entra in gioco l'otturatore.
Il diaframma viene espresso in una serie di numeri convenzionalmente prestabiliti: 1,4 - 2 - 2,8 - 3,5 - 4 - 5,6 - 8 - 11 - 16 - 22 sono i valori più comuni e a valore minore (1,4) corrisponde il diaframma più aperto e quindi un maggior passaggio di luce. Va da sé che a valori maggiori (16/22) il diametro del diaframma diminuisce e con esso il flusso di luce in entrata.
I tempi dell'otturato sono espressi in secondi e frazione di secondo: 1/2000 - 1/1000 - 1/500 - 1/250 - 1/125 - 1/60 - 1/30 - 1/15 - 1/8 - 1/4 - 1/2 - 1 - 2 sono i tempi che solitamente troviamo sulle macchine fotografiche. Maggiore è la frazione (1/2000) più veloce sarà il tempo di esposizione sino a salire via via verso tempi più lenti.
Vediamo perchè sono importanti tempi e diaframmi. Alcuna volte la foto ci appare "sparata" ossia piena di luce, tecnicamente si dice sovraesposta, altre ci appare invece scura, tecnicamente sottoesposta. Quando la foto non è né sparata né scura siamo di fronte ad una foto esposta correttamente, il che significa che abbiamo usato la giusta accoppiata diaframma / tempo. La corretta esposizione varia, e quindi non è più corretta, se variamo uno soltanto fra diaframma e tempo o se li variamo in maniera disomogenea ma, invece, non varia, e quindi rimane corretta, se li variamo in maniera omogenea ossia se all'aumentare dell'uno corrisponde l'aumento dell'altro. Mi spiego meglio se, per ipotesi, la corretta esposizione si ha con l'accoppiata composta da valori diaframma / tempo pari a 8 - 1/125, l'esposizione rimarrà corretta anche se utilizziamo accoppiate diaframma / tempo come 16 - 1/60 o 5,6 - 1/250, ciò perché, in buona sostanza cambiano le modalità di entrata della luce ma la quantità rimane la stessa. Se, invece variamo uno solo fra diaframma e tempo ovvero all'aumento dell'uno corrisponde l'aumento dell'altro cambiano sia le modalità di entrata della luce che la sua quantità.
Ma perchè sono importanti le modalità di arrivo della luce e, di conseguenza, è necessario sapere cosa accade al variare dei diaframmi e dei tempi. Il diaframma influisce sulla profondità di campo, ossia sulla parte della foto che risulterà a fuoco, mentre il tempo sul movimento. Ad un diaframma più chiuso (11/16/22 e così via) corrisponde una maggiore porzione di fotogramma a fuoco e quindi è possibile leggere maggiori dettagli; un diaframma più chiuso è quindi consigliabile quando vogliamo rendere chiaro tutto quello che inquadri, come in un panorama, mentre un diaframma più aperto lascia a fuoco solo ciò che desideriamo e diventa utile, ad esempio, nei primi piani quando vogliamo isolare il soggetto dallo sfondo. Un tempo più veloce, a sua volta, è necessario quando vogliamo congelare l'azione, ad esempio nella fotografia sportiva, mentre uno più lungo in condizioni di poca luce, ma allora diviene indispensabile ricorrere al cavalletto, o quando vogliamo giocare un pò con il mosso.
Nonostante l'estrema sintesi spero di esser riuscito a chiarire un pò le idee e, soprattutto, a far capire quanto è importante, ai fini della riuscita della foto, avere la padronanza di tempi e diaframmi.

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