sabato 21 gennaio 2017

La profondità di campo.

Nel post precedente (Tecnica fotografica per principianti) abbiamo parlato del tempo e dei diaframmi ed abbiamo dato una prima sintetica spiegazione di come essi influiscono ssul risultato finale di una fotografia. In questo post verrà approfondito l'argomento della profondità di campo, al fine di calire come essa varia in base al diaframma ed all'obiettivo utilizzato.
Abbiamo già detto che per diaframma si intendono quella serie di lamelle poste a formare una circonferenza all'interno dell'obiettivo, la cui funzione è quella di dosare la quantità di luce che attraverso l'obiettivo stesso va a colpire il sensore o la vecchia e cara pellicola per dar vita alla foto. Abbiamo anche detto che il diaframma è dato in valori che vanno, solitamente da 1.4 / 2 a 16 / 22 e che ai valori più bassi corrisponde un diaframma più aperto e viceversa.
Alcuni foto ci aiuteranno a capire, meglio di tante parole, come funziona il diaframma.



In questa prima foto sul caro e vecchio Nikkor AIS 50 1.4, grande vetro come, del resto, la maggior parte delle ottiche di questa serie, abbiamo impostato il diaframma al valore minimo 1.4
E' facile vedere come la lente sia completamente libera e ciò consente, ovviamente, il passaggio della maggior quantità di luce possibile per questo obiettivo.






Nella seconda foto il diaframma è impostato su di un valore medio 5.6 e, come vediamo, copre parte della lente.









Nella terza ed ultima foto il diaframma è regolato sul valore minimo per questo obiettivo 16 ed è facile osservare come la porzione di lente coperta sia ancora maggiore, cosa che determina il minor passaggio di luce possibile.





Come tutto ciò influisca sullo scatto ci viene spiegato dalle fotografie che seguono.






In queste due prime foto è stato utilizzato il diaframma alla massima apertura e questo fa sì che non tutto il fotogramma sia a fuoco (ossia nitido). Per esser più chiari, utilizzando un diaframma molto aperto, risulterà a fuoco solo l'oggetto o la persona che il fotografo vuole sia a fuoco mentre il resto rimarrà sfuocato.
L'utilizzo di un diaframma molto aperto, quindi, diviene utile quando si desidera isolare il soggetto principale della fotografia dal contesto in cui viene scattata, come, ad esempio, nei primi piani.







Quando, invece, è necessario che l'intero fotogramma sia a fuoco, si deve ricorrere ad un diaframma più chiuso, come, ad esempio, nei panorami.


Occorre anche tener presente che la profondità di campo è maggiore nei grandangoli e minore nei teleobiettivi, differenza che risulta evidente nelle due foto che seguono. Entrambe sono state scattate con il diaframma a 5.6 ma la prima con un 300 mm e la seconda con un 15.

Nella prima risulta a fuoco solo la panchina in primo piano mentre lo sfondo rimane sfuocato, nella seconda è a fuoco l'intero soffitto

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